Scuola,Lega chiede test di dialetto
Camera, Aprea (Pdl) interrompe lavori
Un test per l'ammissione al ruolo dei professori, basato sulla conoscenza di lingua e tradizioni della regione in cui intendono insegnare. E' la proposta della Lega che ha scatenato la bagarre in Commissione alla Camera. Così, Valentina Aprea, presidente della Commissione Cultura e relatrice della riforma per l'autogoverno delle scuole e dello status dei docenti ha sospeso il comitato che stava esaminando il testo e l'ha rinviato ai capigruppo.

LA POLEMICA
L'argomento è stato sollevato in aula alla Camera dalla deputata Pd, Emilia De Biasi.
La Lega ha chiesto che venga inserito nella riforma della scuola all'esame della commissione Cultura della Camera un nuovo criterio per l'abilitazione dei professori ad insegnare. Secondo il gruppo, i docenti dovranno superare un "test dal quale emerga la loro conoscenza della storia, delle tradizioni e del dialetto della regione in cui intendono insegnare" e non più passare una selezione basata sui titoli di studio.
Ma il presidente della commissione, Valentina Aprea (Pdl), si è opposta e ha sconvocato il comitato ristretto investendo della questione direttamente la conferenza dei capigruppo di Montecitorio.
Paola Goisis, deputata della Lega e presentatrice della richiesta però si è impuntata. E la riforma, per il momento, si è bloccata. "Il presidente Aprea - è intervenuta Paola Goisis - ci ha detto che il testo dovrà essere discusso direttamente in Aula. Ma a questo noi ci opporremo perché non si puo' scavalcare così la volontà di un partito di maggioranza e la stessa Commissione". "Noi avevamo presentato una proposta di legge di riforma della scuola. Ma questa non è stata condivisa da tutta la maggioranza. Così - ha aggiunto parlamentare leghista - abbiamo chiesto che ne venisse recepita almeno una parte nel testo unificato che ora era all'esame della Commissione Cultura".
"Abbiamo rinunciato a tutto, tranne che ad un punto sul quale insisteremo fino alla fine: ci dovra' essere un albo regionale al quale potranno iscriversi tutti i professori che vogliono. Ma prima dovrà essere fatta una pre-selezione che attesti la tutela e la valorizzazione del territorio da parte dell'insegnante".
Obiettivo della Lega, ha proseguito Goisis, è "ottenere una sostanziale uguaglianza tra i professori del Nord e quelli del Sud. Non è possibile, infatti, che la maggior parte dei professori che insegna al nord sia meridionale".
Anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini, è sceso in campo sulla questione. Fini ha assicurato che nel prosieguo dell'iter parlamentare del disegno di legge sulla riforma della scuola sarà garantito il rispetto dei principi fondamentali della Costituzione.
La tensione sorta nella maggioranza si è estesa anche all'opposizione: il Pd è intervenuto con una nota del capogruppo dei Democratici in commissione Cultura, Manuela Ghizzoni: "La proposta è l'ennesimo tentativo di inserire nel nostro ordinamento norme incostituzionali che discriminano sulla base del territorio di provenienza. L'istruzione - ha avvertito Ghizzoni - è un tema troppo serio e non può divenire oggetto di pericolose incursioni ideologiche dal sapore tutto nordista".
A placare il dibattito, infine, è giunta una nota del ministero dell'Istruzione: "La riforma Gelmini è già legge", precisano dal dicastero, precisando anche che in giornata era in discussione una legge di iniziativa parlamentare che nulla ha a che vedere con i provvedimenti sulla scuola del ministro".
LO STOP DELLA GELMINI
"Sulle tradizioni locali si può ragionare", ma non sul dialetto. E comunque "non si stava discutendo di un testo del governo". Così il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, replica alle polemiche sorte in commissione Cultura della Camera sul test in dialetto per insegnanti proposto dalla leghista Paola Goisis. Il ministro ridimensiona la polemica: "E' logico avere sfumature diverse, ma le posizioni di Pdl e Lega non sono inconciliabili".
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